Il Balì Giulio Renato Alessandro Litta
Nel 1794, il Balì Conte Giulio Renato Alessandro Litta venne inviato dall’Ordine presso Caterina II di Russia, che era stata nominata Dama dell’Ordine da Rohan nel 1790, per cercare di preservare il Gran Priorato di Polonia. Durante la seconda spartizione della Polonia, 1796 – 1801, lo Zar Paolo I di Russia regnava su milioni di ortodossi e milioni di sudditi cattolici. Sotto Pinto e Rohan, un comparto russo era fiorito tra i Cavalieri ed esso aveva provveduto a costruire a Malta un ospedale navale russo. Pinto aveva ricevuto a Malta l’Ammiraglio Sergio Babinkoff, inviato da Caterina la Grande, concordando l’addestramento degli ufficiali imperiali russi a bordo di navi da guerra maltesi. Nel 1795, il Conte de Litta venne designato e nominato Ministro del Gran Maestro. Il 6 novembre 1796, Paolo I ascese al trono imperiale, in quanto figlio di Pietro III e Caterina II. Per l’incoronazione di Paolo I il Papa nominò Nuntius Pontificio il Cardinale Lorenzo Litta Visconti Arese, parente del Balì Litta.
Primo Trattato del 4 – 15 gennaio 1797
Il 1° gennaio 1797, Paolo I divenne Patrono del Gran Priorato di Polonia, pagando i debiti dello stesso adoperandosi per aumentare il suo reddito. Dieci Commende vennero dotate di un reddito di 30.000 fiorini, tre Commende per Cappellani furono dotate di 96.000 fiorini, in totale le responsioni furono aumentate di 53.000 fiorini. Con l’approvazione dell’Ordine, il Gran Priorato cattolico di Russia fu creato dai Cavalieri del Gran Priorato di Polonia, ad esso fu concessa la dispensa dal celibato. Un terzo dei Cavalieri, in questo Gran Priorato cattolico, erano Ortodossi. Dal 4 al 15 gennaio 1797, Paolo I ha approvato e ratificato a proprio nome ed a nome dei suoi successori, un primo trattato con l’Ordine. Questo trattato è stato un atto stipulato e ratificato tra due Stati sovrani e ha legittimato l’istituzione dell’Ordine nei suoi domini, per sempre, confermando l’istituzione delle Commanderie Ereditarie in Russia. Nella stesura del trattato l’Ordine venne rappresentato dal Balì Conte Giulio Renato Alessandro Litta, Ambasciatore Straordinario dell’Ordine, la Russia venne rappresentata dal Principe Alexander Borissovich Kourakin. Il Trattato venne preparato con cura. Nello stesso trattato, vennero riconfermati i Comandanti Ereditari polacchi già esistenti. All’interno dello stesso trattato vennero disciplinate una serie di condizioni che elenchiamo: quei Cavalieri che, pur non essendo in grado di andare a Malta per partecipare alle attività belligeranti dell’Ordine, avessero partecipato o intrapreso campagne sul Mar Nero ed alle frontiere contro gli infedeli sarebbero stati opportunamente compensati. L’Ordine si sarebbe stabilito in Russia per sempre. Si assicurarono cospicui importi annui per il Gran Priore, i Comandanti ed il Tesoro dell’Ordine di Malta, nonché un generoso stipendio per il Ministro e il Ricevitore dell’Ordine residente in Russia ed un importo annuo per il mantenimento della Cappella e degli Archivi, per la retribuzione dei funzionari appartenenti al Gran Priorato ed il Ministro e per le spese del Gran Priorato cattolico di Russia. L’Articolo XVI cita i Comandanti di famiglia o i Comandanti dello “jus patronatus” e precisa: gli “effetti” di coloro che sono Comandanti o Cavalieri Professi, devono alla loro morte appartenere all’Ordine, ma non nel caso di Comandanti familiari. Altri articoli XXIII e XXIV riferiscono, in merito ai Comandanti di famiglia, come tutto già istituito. Famiglia e Commende in Polonia sono ratificate e da questo momento e per sempre, l’autorizzazione e la sanzione imperiale per tutti le future Commende di famiglia o jus patronatus, sono state concesse. Ciò venne fatto per tutta la nobiltà Ortodossa e Cattolica romana del suo impero e anche per coloro che, per circostanze particolari, non si potessero presentare interamente ai doveri statutari dell’Ordine in Malta, ma fu garantito di consentire loro di partecipare, comunque, alle distinzioni, onori e prerogative dell’Ordine. Questo fu oggetto di un ulteriore accordo con l’Ordine. L’Articolo XXV afferma, tra l’altro, che il Venerabile Capitolo riesamina tutti gli affari del Gran Priorato. L’Articolo XXIX dice che tutti Cavalieri Professi hanno l’obbligo di frequentare i capitoli e avranno voti deliberativi nei Capitoli. Secondo l’Articolo XXX, i Comandanti familiari sarebbero stati sempre invitati nei Capitoli, ma avrebbero avuto un voto consultivo, tranne che per questioni relative alle Commende familiari, per le quali avrebbero avuto un voto deliberativo. Il Ministro ed il Gran Priore erano i veri responsabili delle decisioni, ai sensi dell’Articolo XXVII. Se i voti fossero risultati uguali, il Gran Priore avrebbe avuto un voto decisivo, nel caso di una decisione fuori dall’ordine comune delle cose, il caso esaminato ed il relativo voto avrebbe dovuto essere presentato all’Ordine in Malta, prima di essere esecutivo. L’intero trattato ha una raffinata costruzione finanziaria volta a creare un bastione di Commende intorno allo Zar Paolo I, che volle fortemente per proteggere l’Ordine contro la marea della rivoluzione francese. Il 19 febbraio 1797, nella pace di Tolentino, conclusa tra il Papa e la Francia, la Chiesa ha rinunciato ai suoi diritti su: Avignone, Bologna, Ferrara, Ancona e l’intera Romagna, che insieme avrebbero formato la Repubblica Cisalpina. Dal 1° aprile 1797, il Nuntius Pontificio Lorenzo Litta, ricevette un salario annuale da Paolo I di 36.000 fiorini, aprì una legazione pontificia a San Pietroburgo, con un delegazione composto da otto persone. Il 13 luglio 1797, Rohan morì e il 16 luglio 1797 venne nominato il suo successore, il Gran Maestro von Hompesch, 1797-1798, già in passato Gran Priore di Brandeburgo come Capo della fusione della Lingua Anglo-Bavara.
Secondo Trattato del 29 Novembre – 10 Dicembre 1797.
Lo Zar Paolo I, Protettore dell’Ordine. Il 7 agosto 1797, il trattato del 4 – 15 gennaio 1797 venne ratificato dal Gran Maestro von Hompesch e dal Capitolo, come anche dal Balì Conte Giulio Renato Alessandro Litta nominato Ambasciatore Straordinario dell’Ordine con l’incarico di presentare la ratifica del trattato da parte dell’Ordine a San Pietroburgo. Nello stesso tempo, Litta venne incaricato di chiedere a Paolo I di diventare il Protettore dell’Ordine e di accettare il titolo conferito di Protettore dell’Ordine. Von Hompesch e il Gran Consiglio il 7 – 8 agosto 1797 avevano nominato Paolo I Protettore dell’Ordine. Questo accordo venne negoziato dal Conte Litta. Il titolo di Protettore era stato riservato in origine ai successori di Carlo V, ossia l’imperatore romano. L’Ordine ha nominato, in seguito, su base individuale, diversi monarchi come protettori, ma la concessione di quest’ultimo protettorato dell’Ordine non fu casuale. L’Ordine conferì il titolo a due re d’Inghilterra, Enrico VII e Enrico VIII. Il titolo non è stato tramandato, ma elargito singolarmente. Il conferimento del titolo di Protettore all’Imperatore Paolo I è stato un dono autonomo dell’Ordine e non fa parte della Convenzione che istituì il Gran Priorato cattolico di Russia il 4 e 15 gennaio 1797. Il 29 novembre – 10 dicembre 1797, Paolo I ha accettato di diventare Protettore e Patronus dell’Ordine e fu investito dell’abito dell’Ordine e della Gran Croce, l’antica Croce del celebre La Vallette. Condé fu nominato Gran Priore del Gran Priorato cattolico russo da Paolo I, con le Sue prerogative di Fondatore del Gran Priorato e con la dispensa del celibato. Il 15 febbraio 1798, Roma fu occupata dalla Francia, Pio VI e la Curia vennero espulsi da Roma, il Papa venne deposto come capo del governo temporale di Roma. Pio VI si ammalò e Napoleone ordinò che nessun successore doveva essere eletto alla carica. Il Papato veniva soppresso e con esso l’amministrazione centrale della Chiesa. Il significato intrinseco della Protezione fa riferimento alla concezione che il Capo Supremo dell’Ordine è lo stesso Protettore. Secondo il discorso tenuto dal Balì de Litta: “era il desiderio universale di tutto l’Ordine che lo zar Paolo I si degnasse di diventare il Protettore dell’organizzazione.” Il Protettore e Patronus dell’Ordine divenne Paolo I e così prese di fatto il controllo Spirituale dell’Ordine. Paolo I avrebbe avuto il controllo totale sull’Ordine e della sua vita, come Protettore e successivamente come Gran Maestro, regolarmente eletto nel Capitolo Generale dei Cavalieri tenutosi a San Pietroburgo. Paolo I, con la nomina di Protettore e Patronus divenne il Capo Spirituale dell’Ordine, in direzione ecumenica. Successivamente, con la nomina di Gran Maestro dell’Ordine divenne anche il Capo Temporale.
Terzo trattato del 1 giugno 1798 –
Fondazione del Gran Priorato Ortodosso russo. Tuttavia, la storia non permetteva un periodo di pace e tranquillità, perché nel marzo 1798, l’ammiraglio francese Brueys apparve al largo di Malta, con diciassette navi. Il 31 marzo 1798 Pio VI chiese a Paolo I di agire come suo mediatore con la Francia, ma il 12 aprile 1798, il Direttorio francese emanò il decreto di occupare Malta. A quel tempo, a Malta stanziavano 400 Cavalieri presenti, tra i quali 200 Cavalieri francesi. Il 28 aprile 1798, il Nuntius pontificio, il Cardinale Lorenzo Litta, venne nominato Grande Elemosiniere della Gran Priorato cattolico russo. Il 1° giugno 1798, vi fu la piena e unanime approvazione da parte del Gran Maestro von Hompesch e del Sacro Consiglio dell’Ordine, di fondare un secondo Gran Priorato Ortodosso russo dello Zar Paolo I, secondo una proposta preliminare concordata dal Balì Litta e lo stesso Zar Paolo I. Tale approvazione venne ratifica, con la successiva formazione del Gran Priorato Ortodosso russo, questi atti possono essere considerati come un Terzo Trattato tra l’Ordine e la Russia. Questa approvazione fu il risultato di precedenti negoziati tra l’Ordine con la Russia e venne determinata in modo naturale, nonostante l’importanza della scelta di carattere ecumenico, in linea con la costituzione dell’Ordine. La formazione del Gran Priorato ortodosso russo venne raccomandato dalla Commissione istituita dall’Ordine che doveva valutare gli interessi dell’Ordine in Russia. C’è chi sostiene che questa approvazione non abbia mai raggiunto la Russia in vista della successiva occupazione francese di Malta. A tale proposito occorre fare delle precisazioni: prima di ogni altra valutazione, occorre affermare che questa ipotesi non è certa. In secondo luogo, occorre valutare in modo preciso ed inequivocabile che questo trattato, come tutti i trattati, era stato del tutto preparato e concordato in largo anticipo, le intenzioni e le volontà espresse dalle autorità coinvolte erano molto chiare. Inoltre, come non c’è traccia della sua consegna, non esiste documentazione che attesti il contrario o altro in merito, al “documento composto da più pagine manoscritte.” Infine, approvare un trattato non è l’unico modo in cui uno Stato può impegnarsi, ossia entrare in un obbligo giuridico. Riteniamo perfettamente giusta e condivisibile la valutazione che, se le volontà espresse portano all’indicazione delle precise volontà di un trattato, la ratifica è un semplice atto formale. Al fine delle valutazioni complessive sulla legittimità generale della continuità storica, la precisa determinazione dell’Ordine, emessa ancora in piena legittimità, deve essere considerata per il suo essenziale significato storico. L’Ordine, in piena funzione, ha scelto liberamente di affidare le proprie sorti allo Zar Paolo I. Se uno Stato intende che la sua promessa sia legalmente vincolante, trattasi di una promessa unilaterale che è vincolante nel diritto internazionale, vincolando lo stesso Stato a questa volontà e intenzione. Non vi sono dubbi sul fatto che la formazione da parte dello Zar Paolo I del Gran Priorato ortodosso russo, il 29 novembre 1798, fosse valido e il Balì Litta non aveva forzato i suoi ampi poteri o istruzioni assegnategli dall’Ordine per trattare e concludere questi trattati. Inoltre, per puro zelo e completezza, le stesse prestazioni previste come adempimenti di un trattato, una volta attuate, sono esse stesse un preciso insieme di atti da considerare legittimamente come una ratifica ufficiale ed operativa. Il Trattato è stato eseguito dallo Zar Paolo I con la Formazione del Gran Priorato ortodosso russo sulla base del precedente accordo e dell’approvazione dell’Ordine. Per evitare qualsiasi interpretazione faziosa, basta riflettere sulla considerazione che, di fatto: Paolo I come Protettore, come Patronus, come Gran Maestro, avrebbe potuto liberamente costituire ogni sorta di Gran Priorato. In definitiva, il senso dell’insieme delle valutazioni indicate non può continuare ad essere oggetto di interpretazione, come già accaduto da vari autori storici, i quali hanno valutato in modo errato il contesto storico ed il profondo significato della precisa scelta di legittima autonomia compiuta dall’Ordine, quasi come un preciso testamento, alla luce dei fatali eventi accaduti nell’immediato periodo successivo.