L’Alleanza degli Ordini di San Giovanni viene formata il 13 giugno 1961 a Nieder-Weisel, in Germania, con l’intento dichiarato di unire le forze contro l’avanzare dell’Ordine di San Giovanni americano Osj.
L’Alleanza era formata dal Johanniter Orden Tedesco (Il baliato protestante di Brandeburgo), dall’Ordine Johannita protestante olandese e dall’Ordine Johannita protestante di svedese, con l’aggiunta successiva dell’inglese Most venerable Order, nel 1963, di fede anglicana. Quindi, fondamentalmente da organizzazioni completamente nuove, senza vere radici storiche eccetto forse il baliato protestante di Brandeburgo. Il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni cattolico romano si unì a loro nel 1963.
l’Alleanza avrebbe dovuto rappresentare un faro di unità e di impegno umanitario. Eppure, un’analisi più attenta dei suoi scopi e delle sue pratiche rivela una realtà più complessa e, in alcuni aspetti, problematica.
I fondatori dell’Alleanza, provenienti da diverse nazioni e tradizioni, si unirono sotto la bandiera di obiettivi nobili: “ridurre al silenzio i nemici di Cristo” e “soccorrere i malati e aiutare i bisognosi”. Sebbene il secondo scopo risuoni con l’universale principio di solidarietà, il primo solleva questioni inquietanti riguardo alla tolleranza religiosa e alla libertà di espressione. In un’epoca caratterizzata da crescente pluralismo, la determinazione di chi siano “i nemici di Cristo” e la decisione di “ridurli al silenzio” appaiono come eco di un passato meno illuminato, in netto contrasto con i valori di dialogo e comprensione reciproca.
La formazione stessa dell’Alleanza, benché motivata dalla volontà di contrastare l’OSJ americano per il successo e l’espansione che vivevs in quegli anni, non è esente da critiche. La mancanza di “vere radici storiche” in alcune delle organizzazioni fondatrici e l’incertezza riguardo alla forma legale dell’Alleanza pongono interrogativi sulla legittimità e sulla coerenza interna del movimento. La dicotomia tra la dichiarata non politicità e l’evidente carica politica dell’iniziativa, in particolare nel contesto della selezione e del riconoscimento dei membri, amplifica le perplessità sulla sua trasparenza e sulle sue intenzioni.
Se da un lato l’Alleanza si prefigge di promuovere la fedeltà agli ideali dei cavalieri fondatori, dall’altro il suo approccio sembra contraddire l’essenza stessa di quegli ideali. L’impiego di “ogni forma di persuasione” e il ricorso a “poteri e forze spirituali” per combattere i nemici della Chiesa evocano un’immagine di fanatismo piuttosto che di nobile cavalleria. Inoltre, la creazione del “Comitato degli Ordini Falsi” nel 1974, con l’intento di preservare il monopolio dei suoi membri, svela un aspetto esclusivista e dogmatico che stride con il presunto scopo di assistenza e solidarietà.
Nel valutare l’Alleanza degli Ordini di San Giovanni, non si può ignorare la complessità delle sue dinamiche interne e delle sue implicazioni etiche. Sebbene l’intenzione di preservare un’eredità spirituale e umanitaria possa essere lodevole, le modalità scelte per perseguire tali fini sollevano serie preoccupazioni. L’atteggiamento di esclusività, il tentativo di imporre un’interpretazione univoca della fede e la mancanza di un dialogo aperto con il mondo esterno ne offuscano la nobiltà, proiettando un’ombra sui suoi meriti.
Per il pensiero di oggi, sensibile ai valori di inclusione, tolleranza e libertà, la storia dell’Alleanza degli Ordini di San Giovanni rappresenta un monito: gli ideali più elevati possono essere compromessi quando perseguiti con metodi che negano il dialogo e la comprensione reciproca. In ultima analisi, l’Alleanza, con le sue contraddizioni e le sue sfide, incarna la lezione che la vera nobiltà risiede non solo nel perseguire obiettivi elevati, ma anche nel modo in cui questi obiettivi vengono raggiunti.
Analisi del Trattato degli Ordini dell’Alleanza
Analizziamo ora punto per punto gli articoli che formano il trattato dell’alleanza
Articolo I: Dedizione alla Fede Cristiana e al Lavoro di Assistenza
Sebbene l’impegno verso l’assistenza ai malati e bisognosi rappresenti un valore indiscutibilmente nobile, l’assenza di distinzioni tra gli Ordini di San Giovanni potrebbe nascondere una realtà più complessa. L’affermazione universale di dedizione potrebbe omettere le specificità e le diverse interpretazioni di tale missione, sottintendendo una uniformità che, nella pratica, potrebbe non essere così evidente.
Articolo II: Indipendenza e Autonomia degli Ordini
La dichiarazione di indipendenza e autonomia degli Ordini, pur mantenendo un legame con la tradizione, solleva domande sulla coesione interna dell’Alleanza. Questa tensione tra autonomia individuale e unità collettiva potrebbe generare ambiguità nella realizzazione degli obiettivi comuni, specialmente se interpretati attraverso lenti culturali e confessionali diverse.
Articolo III: L’Unità Storica e l’Impatto Internazionale
L’articolo sottolinea l’importanza dell’unità tra gli Ordini come fattore di rafforzamento della loro posizione internazionale. Tuttavia, questa visione idealizzata dell’unità potrebbe ignorare le dinamiche di potere e le possibili frizioni interne. Inoltre, l’enfasi sull’efficacia “sul piano internazionale” potrebbe riflettere un intento più orientato alla proiezione di una certa immagine che non all’effettivo impatto umanitario delle loro azioni.
Articolo IV: Organizzazione e Coordinamento
La proposta di un comitato congiunto e di un Segretariato Generale per migliorare il coordinamento delle varie attività sembra pragmatica. Tuttavia, l’effettiva realizzazione di questi organismi e la loro efficacia rimangono incerte, specialmente considerando la necessità di un accordo unanime tra tutti gli Ordini. Questa struttura potrebbe introdurre ulteriori livelli di burocrazia, potenzialmente ostacolando l’agilità e la rapidità di risposta nelle missioni di assistenza.
Articolo V: Adesione di Nuovi Membri
La possibilità di adesione di nuovi Ordini, subordinata al consenso unanime dei membri attuali, pone questioni sulla chiusura e l’esclusività dell’Alleanza. Questo meccanismo potrebbe favorire una dinamica di “club esclusivo”, limitando l’inclusività e la diversità all’interno dell’Alleanza, in contrasto con i principi universali di fraternità e assistenza.
Articolo VII: La Non Politicità dell’Alleanza
La dichiarazione di non politicità, in teoria, dovrebbe sottolineare l’impegno disinteressato dell’Alleanza. Tuttavia, data la natura intrinsecamente politica delle relazioni internazionali e del lavoro umanitario, questa affermazione potrebbe risultare ingenua o, nel peggiore dei casi, fuorviante. La realtà delle operazioni su scala internazionale spesso richiede una navigazione complessa nel tessuto politico globale.
Articolo VIII: Lingue Ufficiali e Validità
*L’uguale validità dei testi in inglese e tedesco riflette una volontà di inclusione linguistica, ma solleva interrogativi sull’accessibilità dell’Alleanza per coloro che non parlano queste lingue. In un mondo globalizzato, la barriera linguistica potrebbe rappresentare un ostacolo non trascurabile all’ingresso di nuovi membri e alla comprensione delle missioni dell’Alleanza da parte di un pubblico più ampio.
In Conclusione, la Costituzione dell’Alleanza degli Ordini di San Giovanni si presenta come un documento che intreccia nobili aspirazioni a dinamiche complesse e talvolta contraddittorie. Se da un lato l’impegno verso l’assistenza umanitaria e la fedeltà ai principi cristiani meritano riconoscimento, dall’altro le modalità di realizzazione di tali obiettivi sollevano serie perplessità. L’Alleanza, nella sua lotta per preservare un’eredità e contrastare l’OSJ americano, deve fare i conti con le sfide di un mondo che richiede trasparenza, inclusività e un dialogo aperto con la società contemporanea. La sfida maggiore per l’Alleanza sarà quella di rinnovarsi, mantenendo al contempo fedeltà ai propri ideali fondanti, in un equilibrio delicato tra tradizione e innovazione.