Secondo alcuni commentatori la Rosacroce ha avuto dei rapporti con i vari aspetti della Cavalleria, e più partico­larmente con l’Ordine dei Templari. Possiamo stupirci di queste possibili filiazioni perché, in fin dei conti, il movimento della Rosacroce, leggendario o meno, non appariva affatto sotto un aspetto militare e guerriero.

Tuttavia, Victor-Émile Michelet afferma «che un segreto dimora negli ordini cavallereschi, che siano essi storici o leg­gendari o romanzeschi». Così sono state attribuite alla Ca­valleria, come alla Confraternita della Rosacroce o alla Masso­neria, le aspirazioni più rispettabili o quelle più stravaganti, a seconda dello spirito del commentatore.

I membri delle milizie, che sono per lo più religiose e mi­litari allo stesso tempo – che siano cristiane, musulmane o giapponesi – s’impegnano con voto solenne, si sottomettono a regole morali e ricevono anche la missione di combattere. Dotate di un simile ideale, queste organizzazioni acquistano una virtù senza pari perché non indietreggiano di fronte ad alcun pericolo, ad alcun sacrificio, perché non cercano altro che di assicurare il trionfo della loro santa e sacra causa secondo la propria concezione.

Così la Cavalleria, con una base morale, si mette a dispo­sizione di un’ideologia. All’origine la sua aspirazione è di ordine metafisico. Questa dottrina segreta della Cavalleria si palesa più particolarmente nella cosiddetta «materia di Bre­tagna», una felice serie di romanzi dai risvolti filosofici. La cerca del Graal, con il ciclo arturiano, trae le sue radici dalla civiltà celtica e questo indirizzo di una Cavalleria nobile e guerriera sfocia nei valori mistici. Il mito della Ricerca, proprio della Cavalleria della Tavola Rotonda, prepara un’epopea gi­gantesca e meravigliosa.

Più tardi i menestrelli, recitando la Chanson de Roland e la vita amorosa ed intrepida di Lancillotto, favoriscono l’avvio delle Crociate. Poi il Romanzo di Renart e Don Chisciotte mettono in ridicolo il cavaliere; nel frattempo però è stato dato l’assalto alla tradizione d’Oriente per poi ritornare umanizzati da forze e forme nuove, attinte anche alla conoscenza al­chemica.

Così nella concezione popolare il cavaliere è l’uomo forte che pone al servizio della giustizia la sua abnegazione ed il suo eroismo. Un simile mondo disciplinato e gerarchizzato esisteva sia nell’ordine equestre dei Latini che negli antichi riti germanici. Tutti questi personaggi, spesso di lingua romanza, s’im­primono nella memoria di civiltà già sensibili alle imprese dei Galvano, Lancillotto e Galaad, sopravvivenze di una coscienza collettiva che aspira all’ideale, alla purezza, al superamento spi­rituale.

Creare un cavaliere diventa una cerimonia iniziatica ed il rito primitivo, quantunque commovente, rimane sobrio. Questo cerimoniale acquista tutta la sua importanza al momento della consacrazione del re, il più perfetto dei cava­lieri. Senza voler nuovamente evocare questi riti, possiamo ritenere che questa cerimonia, che forma il carattere e che mette alla prova la bravura di un guerriero, cerca anche di elevare l’uomo al di sopra della sua condizione abituale, al di sopra di se stesso. Questa ascesa al trono assomiglia all’atto del battesimo: l’uomo muore alla sua vita di un tempo per ri­nascere purificato e superiore, adatto ad una nuova esistenza. La sua natura interiore si rivela sotto una nuova luce e dopo una dura decantazione, che assomiglia proprio ad una morte, il cavaliere potrà ambire a compiere le azioni più nobili. Ri­troviamo così uno degli aspetti dell’Opera alchemica, ossia quello del tema di morte e rinascita, ciclo che viene rappre­sentato in tutte le forme iniziatiche.

Accanto a questi cavalieri che rappresentano il fior fiore del paese, si muove una corporazione che, simbolicamente, si rac­chiude nella ricerca architettonica, perché occorre innalzare ca­stelli e templi alla gloria di Dio.

La Cavalleria, codice d’onore dei soldati del Medio Evo, che unisce stranamente la carità cristiana alla forza guerriera, ha fatto nascere tre grandi ordini: l’Ordine di Malta, l’Ordine del Tempio e l’Ordine Teutonico. Tutti e tre hanno la croce come simbolo, ma solo i primi due hanno la croce rossa, emblema di San Giovanni, patrono degli iniziati. Il grande mantello bianco ha fatto sognare più di un ricercatore, ma la rossa croce figura anche nel catarismo, a dire il vero, in una maniera più occulta; tuttavia il colore rosso appare anche nel­l’emblema della Rosacroce e nel sigillo di Lutero.

Tra gli ordini cavallereschi derivati dalle Crociate, l’Ordine del Tempio è quello che ha conservato maggiori legami con l’Oriente, ed il ricordo dei Templari, di questi monaci-cava­lieri, è ancora presente in noi.

Malgrado molte opere di eruditi, non possediamo ancora dei pareri validi su quel processo fuori misura che li coinvolse, e l’equivoco aleggia ancora su quelle confessioni, su quelle ri­trattazioni che si svolsero in un’atmosfera di terrore.

Non è nostra intenzione raccontare la storia di questo ordine, ma dato che alcuni commentatori hanno voluto sta­bilire dei punti di contatto fra Templari e Rosacroce, dobbiamo evocarne brevemente lo spirito, quale risulta da molti altri testi.

La milizia del Tempio viene creata a Gerusalemme nel 1118 da nove gentiluomini tra i quali figura Hugues de Payns o de Payens, Gran Maestro, zio materno di San Bernardo. Dopo aver ipotizzato una sua origine dallo Champagne, lo si considera ora nato nell’Ardèche, in un solitario castello dalle pietre grigie, nei pressi di Satillieux. Tuttavia, la fioritura intel­lettuale dello Champagne stimola a vedere in esso la culla del devoto pensiero cavalleresco, secondo il quale San Giovanni, loro patrono, ha incitato questi nobili uomini a proteggere i pellegrini dal brigantaggio pur continuando a lottare contro gli infedeli. Questo pugno di cavalieri s’installa a Gerusalemme, in un’ala del palazzo del re Baldovino II, e San Bernardo sta­bilisce la regola dei Templari al Concilio di Troyes, il 14 gennaio 1128.

È necessario soprattutto notare come questi monaci guer­rieri, dalla grande tolleranza, abbiano avuto prolungati contatti con le corporazioni bizantine e musulmane: l’esser penetrato in essi lo spirito di una civiltà molto diversa dalla nostra, con le sue dottrine eterodosse, influenza la loro organizzazione che è materiale, spirituale o sociale insieme. Due sette ismaelite sembrano aver avuto una grande influenza sui Templari: i Carmati e gli Assassini, movimenti iniziatici e cavallereschi la cui tradizione è stata trasmessa sotto forma di simboli er­metici, ed il cui insegnamento si basava sulla ragione, la tol­leranza e l’uguaglianza. I Templari hanno senza dubbio cono­sciuto questi riti, e forse vi sono stati iniziati e così, grazie a tale contributo, non è esagerato dire che le società di pensiero occidentali – alchemiche, di compagnonaggio, rosacrociane – hanno ricevuto vaste impronte spirituali.

Ascoltiamo questo racconto di Joinville: «Il Fratello Lorenzo, un Bretone, avrebbe incontrato una vecchia che recava nella sua mano destra una torcia e nella mano sinistra un secchio d’acqua. Interrogata da lui, essa gli risponde che l’una serve per accendere il Paradiso, l’altra per spegnere l’In­ferno, perché occorre fare il bene non per desiderio dell’uno o per paura dell’altro, ma per il bene in se stesso». Ora, L. Massignon ha pubblicato, in una raccolta di mistica araba, un aneddoto identico, che appartiene al IX secolo. E ciò non si­gnifica forse, ritrovare il segno del Buon Pastore del Cavaliere Rosacroce che con una mano indica il cielo e con l’altra la terra? Joinville ha anche notato i buoni rapporti e l’intesa spi­rituale che sono esistiti fra il Tempio e la cavalleria musulmana degli Assassini.

Lo spirito gnostico e giovannita e, senza dubbio, anche la Cabala, penetrano così le opere letterarie ed i dogmi cristiani. Il Bello è il potere trasfigurante che conduce all’amore spiri­tuale. Tra Dante – che ha fatto parte dei Fedeli d’Amore -, Ibn’Arabi e Ruzbehàn di Shiraz, si stabilisce una corrente in cui l’Amore è uno scambio, un’autentica permutazione tra il Creatore e l’essere creato. Questa esperienza spirituale e mistica ci viene confermata dal discorso del sufi Ibn’Arabi: «L’Amante divino è lo Spirito senza corpo; l’Amante fisico puro e semplice è un corpo senza spirito; l’Amante spirituale, cioè l’Amante mistico, possiede spirito e corpo». I trovatori cantano l’amore «celestiale».

Con ciò arriviamo alla nozione della Vergine Madre, del Feminino Superiore, e questo valore che si ispira alla Sophia, è quello degli Sciiti Ismaeliti, di Nosayris, dei mistici ebrei che elaborano il Cantico dei Cantici. Eckhart riprende in Occidente questa tradizione, conservata nelle forme esoteriche del Cristia­nesimo e dell’Islamismo. Una simile gnosi permette che si sta­bilisca un dialogo tra i «Fratelli della Purezza» di Bassora ed i Rosacroce di Valentin Andreae, e cioè, tra il sufismo ed i mo­vimenti iniziatici.

I Templari sono anche abili costruttori. Fabbricano fortezze in Terra Santa, ma anche il Tempio di Parigi, la cappella di Londra o la straordinaria rotonda di Segovia. Il Tempio di Tomar in Portogallo è di carattere militare, tuttavia esistono costruzioni più modeste nelle quali si trovano innume­revoli vestigia come, per esempio, a Laon. Si è spesso detto, a torto, che le loro chiese sono delle rotonde o delle cappelle a piano radiale; la maggior parte sono invece a piano basilicale e le rotonde costruite dai Templari sono poco numerose; in tal caso, s’ispirano più o meno liberamente a quelle del Santo Se­polcro.

Nei monasteri, oltre ai fratelli laici, si trovano operai cri­stiani di condizione libera, non schiava. In questa specie di stati indipendenti, in cui la giustizia del re non ha più corso, i diritti di asilo e di franchigia attirano gli artigiani che si sot­traggono così agli obblighi ed ai tributi reali o feudali. I me­stieri che beneficiano di queste franchigie vengono chiamati i «franchi-mestieri»; il «maestro d’opera» è l’architetto che possiede cognizioni molto vaste.

Tuttavia l’Ordine del Tempio, come tutti gli ordini caval­lereschi, non è ormai più congeniale a quest’epoca nascente, in cui, dopo il fallimento delle Crociate, lo spirito di carità sosti­tuisce l’epopea guerriera. Il papa Clemente V, debitore del re di Francia, chiede a Jacques de Molay, nella primavera del 1307, la riforma della milizia. E noto il tragico destino di questi cavalieri arrestati la mattina del 13 ottobre 1307; si conoscono i risultati della procedura inquisitoria con l’applicazione della tortura. Tramite le confessioni estorte, Filippo il Bello, consi­gliato da Nogaret, dimostra l’abiezione di un ordine che sputa sul crocifisso, rinnega Dio e pratica l’omosessualità. I Templari vengono associati ai Catari.

Si può supporre che i grandi dignitari dell’Ordine siano stati a conoscenza, tramite gli Arabi, delle dottrine alessandrine e che abbiano tentato, come gli gnostici, di conciliare il dogma cristiano con altre tradizioni. Si pensi ai simboli esoterici gio­vanniti.

Il Bafometto dei Templari non era forse una replica del­1’Atum egizio, dato che il dio di Menfi, fecondatore e generatore, era rappresentato sotto le sembianze di un uomo barbuto con seni di donna? L’essere androgino poteva anche avere per emblema la Croce ansata.

Dopo una successione di ventidue gran maestri – essi de­tengono il potere supremo come Dio e non sono sottomessi che alle assemblee generali dell’ordine -, i Templari pos­siedono novecento comunità, una flotta e ventimila membri. Si può forse dire che lo straordinario destino dei Templari termina dopo il loro arresto? Il papa, il 22 marzo 1312, non condanna, ma sopprime l’Ordine del Tempio. I possedimenti vengono affidati agli ospedalieri di San Giovanni di Gerusa­lemme, conosciuti sotto il nome di Cavalieri di Rodi a partire dal 1309 e che nel 1530 diventano i Cavalieri di Malta.

Dante stesso avrebbe assistito a Parigi al supplizio di sessanta Templari che furono bruciati vivi il 12 ed il 19 maggio 1310, davanti alla chiesa di Sant’Antonio. Il 18 marzo 1314, i due grandi dignitari dell’ordine, Jacques de Molay e Geoffroy de Charnay vengono bruciati vivi dopo aver ritrattato le loro confessioni.

Questa associazione di costruttori ha subìto influenze orientali, musulmane e gnostiche, ma non può essere eretica. In seguito non è mai stata messa in discussione l’ortodossia re­ligiosa dei Cavalieri di Malta. Ciò che si rimprovera ai Templari è la loro organizzazione bancaria, il loro sistema eco­nomico internazionale con lettere di credito che lasciavano pre­sagire una confederazione degli Stati Uniti di Europa e degli Stati orientali. È la potenza di questa confraternita che la gente teme. In alcuni paesi i Templari incontrano aiuto e simpatia. Re Dionigi I, in Portogallo, aiuta l’ordine a riformarsi. I Templari di Majorca, di Castiglia, di Leon, di Aragona e del Portogallo si riuniscono il 26 marzo 1319 per formare l’Ordine dei Cavalieri di Cristo, ordine che riceve l’approvazione di Giovanni XXII. I franchi-mestieri sopravvivono ugualmente alla rovina dell’ordine, ed i costruttori che sono in possesso di autentici segreti del mestiere s’integrano in società segrete e iniziatiche: le Congregazioni dei Fratelli Pontefici, il Compa­gnonaggio, i Culdei in Inghilterra, le Gilde in Germania e forse la Rosacroce. Altri Templari si rifugiano in Scozia presso re Robert Bruce che fonda l’Ordine di Sant’Andrea del Cardo: e questo significa senza dubbio donare alla Massoneria operativa una patente di nobiltà.

Tra gli ordini cavallereschi fondati all’epoca medievale vi è anche l’Ordine Teutonico, creato nel 1112 a San Giovanni d’Acri, confermato nel 1192 da papa Callisto III, che riunisce i crociati tedeschi abbandonati in Palestina.

I cavalieri teutonici invadono la Prussia nel XIII secolo con lo scopo di lottare contro il paganesimo. Indossano un grande mantello bianco con una croce di Malta nera. Alcuni autori hanno fatto nascere in seno a quest’ordine cattolico la Stretta Osservanza Templare di Germania, sopravvivenza dell’Ordine del Santo Sepolcro soppresso nel 1490. La Stretta Osservanza sarebbe diventata in seguito un attivo centro- della Mas­soneria Templare. Si avrà occasione di riparlare di quest’ultima e del Barone Carlo von Hund, importante anello di congiun­zione. Comunque, nella cavalleria primitiva si ritrovano già nu­merosi elementi germanici. Kellermann e Dumouriez sono stati membri della Stretta Osservanza.

L’Ordine del Cardo di Sant’Andrea di Scozia è anch’esso una derivazione templare. Si ammette che il risorgere di questo vasto movimento iniziatico abbia avuto peso sia sulla casa di Hesse-Cassel che su quella di Giacomo VI di Scozia – futuro re d’Inghilterra con il nome di Giacomo I. Gli stemmi ger­manici inalberano la croce rossa, privilegio esclusivo dei Tem­plari; quelli di Scozia quattro rose: così sarebbe nata la «Ro­sacroce Reale», rosacroce giacobita.

Secondo René Guénon, la distruzione del Tempio trascina con sé «la rottura tra l’esoterismo cristiano e l’eso­terismo islamico». Così alcuni uomini cercano di riannodare questi vincoli recisi. Tra gli anelli ritroviamo i Rosacroce: i viaggi di Christian Rosenkreutz ci conducono a Damasco.

Michaud, nella sua Histoire des Croisades, apparsa nel 1811-1822, pensava ad una filiazione dall’ordine del Tempio alla Framassoneria; notava segni di riconoscimento, espressioni ed usanze simili. Anche Henri Martin collegava tra loro questi due ordini e Le Forestier così cita questo storico: «La Cavalleria del Graal diventa così la Massenia, cioè una Framassoneria ascetica, i cui membri si chiamano i Templisti, e qui si può cogliere l’intenzione di unire ad un centro comune, raffigurato da questo Tempio ideale, l’Ordine dei Templari e le numerose confraternite di costruttori che a quel tempo rinnovano l’architettura del Medio Evo».

René Guénon nota che «parecchie manifestazioni im­portanti di dottrine esoteriche (la Confraternita della Rosa­croce, i romanzi cavallereschi, la leggenda del Graal nel Titurel, nel Parzival del “Templare Svevo” Wolfram von Eschenbach) coincidono, a pochi anni di distanza, con la di­struzione dell’ordine del Tempio», e questo grande esperto dell’esoterismo aggiunge: «Vi è una relazione incontestabile, anche se difficile da determinare con precisione, tra questi diversi elementi».

Nel dilagare delle società ermetiche, ritroviamo tutto lo slancio spirituale dell’alto Medio Evo. Questo mondo ha sete di universalità. È fuori dubbio che alcune filiazioni si siano formate nel cuore stesso della Terra Santa. Nerval, Vulliaud, Guénon hanno dimostrato la somiglianza di pensiero fra i Templari ed i Drusi. Anche gli alchimisti sono alla ricerca della pietra filosofale, del grande libro della Cabala e vanno errando per la Francia e per la Spagna.

Per lo stesso motivo l’epoca medievale ha dato grande im­portanza alla cerca cavalleresca. Non soltanto la sua azione in­fluisce direttamente sugli eventi, ma il suo pensiero, più o meno segreto, più o meno nascosto, s’infiltra nell’azione quo­tidiana e grava su di essa. Questo movimento, che è solo guer­riero, trasmette un codice. Esso attinge alle fonti tradizionali, principalmente al celtismo, ma il contributo del pensiero orientale s’integra comunque in esso. Lo spirito cavalleresco permette all’ermetismo ed all’alchimia di diffondersi.