San Nicasio Camuto de Burgio Cavaliere di Malta, martire 1° luglio

Cavaliere dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme detto poi Ordine dei Cavalieri di Malta.
Patrono di Caccamo (PA)

San Nicasio nacque tra il 1130 e il 1140 e morì martire nel 1187, egli aveva un fratello: Ferrandino.
I due fratelli abbracciarono la vita religiosa come membri dell’Ordine Ospedaliero dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, conosciuto oggi come Ordine di Malta. Ferrandino e Nicasio pronunziarono come frati laici i tre voti religiosi di Povertà, Castità e Obbedienza e il quarto voto di “restare in armi” per dedicarsi al conforto degli afflitti, all’assistenza dei pellegrini e degli ammalati e alla difesa dei territori cristiani della Terra Santa, aderendo pienamente allo spirito dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme che aveva come princìpi ispiratori la difesa della fede, l’assistenza ai pellegrini e agli ammalati, l’impegno alla solidarietà, alla giustizia, alla pace, sulla base dell’insegnamento della dottrina evangelica, in stretta comunione con la Santa Sede, attraverso una carità operosa e dinamica, sostenuta dalla preghiera.

Nel 1185, si imbarcarono a Trapani al seguito di Ruggero Des Moulins, Gran Maestro dell’Ordine, che ritornava a Gerusalemme. Secondo lo spirito dell’Ordine, prestarono il loro servizio agli ammalati e ai pellegrini nell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme.
Nel 30 giugno del 1187 il Sultano Saladino, invase il regno di Gerusalemme, i Cristiani, dopo aver difeso il castello di Tiberiade, decimati e allo stremo, si rifugiarono sopra una collina chiamata Corni di Hattin, dove il 4 luglio vennero definitivamente sconfitti, fatti prigionieri e poi consegnati ai carnefici. In questa battaglia, che si concluse con la resa di Tiberiade e di Tolemaide, e rimasero uccisi Ruggero Des Moulins e gran parte degli Ospitalieri.
Anche Nicasio che era capitano al seguito del Gran Maestro fu fatto prigioniero durante la battaglia di Hattin e, poiché si rifiutò di rinnegare Cristo, fu decapitato, in odio alla fede, alla presenza del Sultano Saladino.
Quando l’Arcivescovo di Tiro, Josias, giunto a Palermo nell’estate del 1187, diede la notizia dell’uccisione dei fratelli Ferrandino e Nicasio al Re Guglielmo II, questi si stracciò i lussuosi vestiti di seta, indossò un saio e andò in ritiro penitenziale per quattro giorni.

Nicasio fu venerato come Martire sin dai primi anni dopo la sua morte, e ciò prova che morì come cristiano in difesa di Cristo e della fede. San Nicasio fu quindi un Crociato che testimoniò la propria fede con il martirio, dando così l’esempio di come vivere nello spirito delle beatitudini evangeliche, che egli si era impegnato a realizzare, vestendo l’abito dei Cavalieri Gerosolimitani (la croce ottagonale bianca, segno delle otto beatitudini), in quanto seppe abbandonare gli agi della sua casa per diventare povero nel nome del Signore, accettando le afflizioni di un lungo viaggio in Terra Santa, per servire Cristo negli ammalati e nei pellegrini con la mitezza di chi, affamato e assetato della giustizia, desiderava ridare ai cristiani la gioia di poter venerare i luoghi in cui era vissuto il Salvatore, e ciò come frutto della misericordia verso il prossimo, cioè dell’amore che fu la sua forza nella persecuzione, affrontata per portare la pace laddove questa veniva negata ai cristiani.
L‘Imperatore Federico II il 24 agosto 1232, nell’investire Guglielmo de Burgio delle terre di Caltagirone, creandolo Viceré della Valle di Noto, fra le glorie della famiglia Burgio ricorda i due fratelli Ferrandino e Nicasio” …in supradicto Hospitale crucesignati…qui in humanae et Divinae Majestatis servitium sanguinem effunderunt…”.