CAPITOLO II
LA PERFEZIONE EVANGELICA
obbedienza, povertà, castità
O.S.J. Regola, articolo II:
Il tuo impegno religioso ti porterà ad onorare al meglio le tre promesse dei confratelli che ti hanno preceduto nei secoli.
Nello spirito dell’Obbedienza, sottomessa alla Santa Volontà di Dio, sarai fedele al tuo impegno e al Gran Maestro in tutto ciò che ti si ordina per il bene dell’Ordine.
Nello spirito della Povertà, il tuo cuore sarà distaccato da tutti i tuoi beni, sapendo di aver ricevuto tutto da Dio.
Nello spirito della castità, ti sforzerai di comportarti secondo i doveri del tuo stato di vita, rispettando te stesso e gli altri.
Estratto della Regola di Fr. Raymond du Puy (prima regola dell’Ordine, scritta nel 1160):
“Primo, ordino che tutti i Fratelli che si pongono al servizio dei poveri debbano mantenere, con la grazia di Dio, le tre promesse che hanno fatto a Lui, vale a dire la castità, l’obbedienza a tutti i comandi dati a loro dai Superiori e di vivere senza alcuna proprietà personale, perché Dio chiederà loro nel Giorno del Giudizio il compimento di queste tre promesse “.
Oggi i tempi sono cambiati, gli appartenenti all’ordine non vivono più come monaci e monache in un monastero: oggi sono sposati, crescono i figli, vivono nel mondo, hanno attività professionali …; hanno la loro posizione nei diritti e doveri della vita, inseriti nel contesto sociale.
Le tre promesse di perfezione, i tre “Voti religiosi” dei membri dell’Ordine non devono dunque essere presi alla lettera ma devono essere vissuti nello spirito evangelico.
LO SPIRITO DELL’OBBEDIENZA:
È soprattutto essere sottomessi alla Santa Volontà di Dio. L’obbedienza è abnegazione, rinuncia, sacrificio, libera fedeltà.
È l’arma per combattere contro la propria arroganza ed egoismo; questa è l’umiltà agli occhi di Dio
Il “buon samaritano”, a chi stava obbedendo?
Lc 10, 25-37
25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27Costui rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai».
29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».
Giuseppe di Arimatea, che con la sua fede, la sua audacia, il suo coraggio e il suo senso del servizio può essere pensato come un prototipo di Cavaliere: a chi obbediva?
Lc 23,50-56 – Sepoltura di Gesù
50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
La parabola dei “due figli” (Mt 21,28-32) mostra che l’importante è obbedire veramente alla volontà del Padre.
Matteo 21,28-32
28 «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna. 29 Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. 30 Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 31 Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L’ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
Nessuno può pensare di essere un peccatore così grande da non aver diritto alla Misericordia divina; non è mai troppo tardi per iniziare a fare la Volontà di Dio.
Per quanto riguarda gli affari dell’Ordine, anche se il “dovere di fare osservazioni” (cioè di riferire ogni eventuale osservazione o riserva riguardante un ordine da ricevere) è sempre necessario, ai Membri è richiesto di accettare liberamente la disciplina, richiesta dalla lealtà comune verso la Costituzione e la Regola dell’OSJ.
LO SPIRITO DELLA POVERTA’:
Vivere davvero lo spirito di povertà, vale a dire la volontà di povertà, l’indifferenza verso i beni e il disinteresse mondani. In una parola: lo spirito di abbandono e disinteresse per le cose terrene espresso dai nostri confratelli predecessori. Avere lo spirito di povertà, significa conoscere, accettare e desiderare che tutto ciò che possediamo come persona, così come le condizioni della nostra vita materiale, intellettuale, emotiva e spirituale, sono doni e grazie ricevute da Dio per servirlo meglio. Niente ci appartiene Tutto viene da Dio e deve tornare a Lui. Qualsiasi altra concezione ci condanna a vivere in una menzogna.
Giov. 3,27: “Un uomo non può ricevere nulla, se non gli viene dato dal cielo”.
Quindi, è salutare non essere troppo aggrappati a quello che è solo un deposito … di cui comunque siamo responsabili.
Perché siamo responsabili di questi doni: salute, fortuna, intelligenza, abilità speciali o desideri … ognuno, secondo ciò che ha ricevuto
Matteo. 25,14-30
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15 A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. 16 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17 Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18 Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19 Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20 Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21 Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22 Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23 Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 24 Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25 per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26 Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27 avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28 Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29 Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30 E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.
Ognuno deve avere la vocazione di un amministratore fedele ed è davvero il dovere di un amministratore quello di fare, con cura e altruisticamente, ricavando profitto da ciò che non gli appartiene. Luca 12,42-48
Il Signore rispose: «Qual è dunque l’amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44 In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. 47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
LO SPIRITO DI CASTITÀ:
La castità delle persone sposate ovviamente non è la stessa di quella dei non sposati, ognuno di noi è tenuto, con la grazia di Dio, a sforzarsi di controllare gli impulsi non corretti.
Se ci soffermiamo a considerare le lettere di San Paolo e in particolare le varie liste di vizi che egli ogni tanto enumera, siamo di fronte a una severa condanna e riprovazione di tutte le possibili deviazioni sessuali. Tanto per citare un esempio: «Non ingannatevi, né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effemminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapinatori erediteranno il regno di Dio» (1Cor 6,8-10; cf. anche Rm 1,24-32; Ef 5,3-5; Gal 5,19-21; 1Tm 1,10).
È in base a questi dati che si è sempre visto nel matrimonio o nella verginità consacrata i luoghi in cui la sessualità può essere vissuta nel suo intento originario e fecondo. Da una parte, nel matrimonio, la vita sessuale esprime l’unità delle due persone, la incrementa, e si apre al dono della vita nella generazione dei figli. D’altra parte, nella verginità consacrata, la sessualità, vissuta nell’astinenza e nella castità, indica ed esprime fattivamente l’origine e il fine di ogni amore nell’amore esclusivo di Dio e per Dio.
Per gli sposati, il modello è ben mostrato da San Paolo per i vescovi e i diaconi del suo tempo: I Timoteo. 3,27
Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, 5perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. 7È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
I Timoteo. 3,12-13
I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. 13 Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
La ragione fondamentale della castità è che noi tutti, uomini e donne, siamo il tempio di Dio:
1 cor. 6,19-20:
19Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. 20Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
1 Tess. 4,3-8:
3Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, 4che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, 5senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; 6che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. 7Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. 8Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.
In altre parole, si tratta di rispettare se stessi e gli altri, il rispetto del corpo, dello spirito e dell’anima, chiamati alla risurrezione e alla vita eterna.
La storia della cavalleria moderna ci porta ad una delle sue più potenti fonti. La scoperta della virtù della castità, che permise nel primo Medioevo, al rude capo di una banda di diventare un cavaliere, ciò fu reso illustre dai racconti sulla cavalleria della tavola rotonda. E il colore della croce bianca a otto punte dell’Ordine di San Giovanni simboleggia proprio l’attaccamento a una purezza, una pulizia che il Vangelo ci richiede (vedi in particolare la sesta Beatitudine – Mat. 5,8 – “Beati i puri nel cuore “: lì vediamo davvero che sono le intenzioni del cuore che conta: vedi Matteo 5,28:” Chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore “).